martedì 13 marzo 2012

India, Buddha e Severgnini... what else?

Severgnini è fantastico: frasi corte, chiare, brevi e ad effetto. Lo stile giornalistico che amo di più.

I suoi libri mi hanno fatto ridere e riflettere ed ho scelto di riportare un articolo (corriere.it dal blog Italians) che parla di India e del grande potenziale dei suoi giovani. La frase "l’India è una ben nota massaggiatrice dell’anima, scura e sicura" è magnifica ed io resto sicura che in India ci andrò.

Ho letto recentemente di un meraviglioso treno che attraversa il Nord del paese alla ricerca dei luoghi del Buddha. Senza alcuna implicazione religiosa l'immagine del buddha mi piace da morire perchè è pacifica ed emana un alone confortante, speciale. Ho cercato il tempio buddhista anche a Chinatown a New York per capire come fosse. Il mio sogno non segreto è un enorme testa di Buddha da mettere in terrazza (a Bali ho perso gli occhi guardando i vari negozi di arredamento con queste meraviglie in esposizione sulla strada).



Dalla rete


Quindi, buona lettura...


La grande inversione - Beppe Severgnini

Tranquillo a Tranquebar.

Guardo la fortezza gialla davanti al mare e penso: ma cosa ci sono venuti a fare nell’India del sud, i danesi, quattrocento anni fa? Qualcuno torna: una camera d’albergo è intitolata a un principe da Copenhagen, all’ingresso ci sono i soliti romanzi nordici. L’Europa continua a ritagliarsi esotismi, il mondo ci lascia giocare, ma il gioco sta cambiando. I neo-turisti occidentali vogliono la riproduzione del catalogo, storia e geografia sono complicazioni inutili. Nel frattempo milioni di turisti indiani si affacciano, informati e curiosi, sull’occidente.

Il nome locale di Tranquebar è Tharangambadi, sta nel distretto di Nagapattinam, una delle zone più verdi e povere del Tamil Nadu. E’ stagione turistica, ma di stranieri ne girano pochissimi. Il golfo del Bengala rovescia onde placide e conchiglie su spiagge chiare, percorse da gitanti locali in colori sgargianti. Non accettano di farsi fotografare con noi: lo pretendono, siamo esotici. Una domenica mattina, sette anni fa, qui è arrivato lo tsunami: c’erano bambini che giocavano sul lungomare, 99 se li è portati via.

Lo racconta la madre superiore del convento di Santa Teresa, Karuna Josephat, salesiana di Maria Immacolata: quei bambini erano suoi alunni. Una ciocca bianca alla Indira Gandhi, ordini impartiti con un cenno ed eseguiti in un lampo. I canti escono dalle finestre dei dormitori, e lei spiega: la scuola offre vitto, alloggio e corsi a 905 ragazzine tra 5 e 18 anni. Vengono dalle caste più basse e da famiglie di pescatori. Solo un quinto sono cristiane. Due terzi pagano una retta nominale (200 rupie al mese, tre euro). Gli altri vengono da famiglie così povere, o da nessuna famiglia, e non si possono permettere neppure quello.

Negli esami pubblici, le alunne di Santa Teresa hanno sempre successo. A un certo punto appaiono, sciami coloratissimi con gli occhi accesi. Tra tagli di corrente e sirene – l’India rurale offre i suoi spettacoli di suoni e luci – chiediamo cosa vogliono fare da grandi. Rispondono a raffica: infermiera! agente di polizia! commercio! computer! Una sedicenne – ha perso la madre, il padre è a Dubai – spiega che, un giorno, vuole governare il distretto: non sarei stupito se ci riuscisse, l’India già oggi marcia sulle gambe delle donne (Sonia, Didi, Amma, Behenji e altre 600 milioni).

Due allieve ogni anno, in media, diventano suore, e andranno nel mondo. L’India è ormai la principale fornitrice di missionari cattolici, oggi operano in 166 Paesi. Anche qui, come nel turismo, è in corso un ribaltamento: da beneficiari a dispensatori di benefici. Accade in economia (le società indiane investono all’estero), nella scienza e nella conoscenza. E’ la forza dei numeri e della gioventù. Nelle università USA già ricorrono alle quote per americani: se dipendesse dalla preparazione degli studenti, l’Ivy League sarebbe indiana, cinese e coreana.

Le ragazzine di Santa Teresa ora cenano, poi tornano a studiare. Il loro saluto educato è un boato felice. L’India è una ben nota massaggiatrice dell’anima, scura e sicura. Ma non credo di essermi lasciato suggestionare. La grande inversione è in corso, e si può osservare, tranquilli, a Tranquebar.

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