giovedì 1 dicembre 2011

Poesia... senza commento

   Ho abbracciato l'alba d'estate.

   Nulla si muoveva ancora sul frontone dei palazzi. L'acqua era morta.  Le zone d'ombra non abbandonavano la strada del bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le gemme guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.

   La prima impresa fu, nel sentiero già pieno di freschi e pallidi bagliori, un fiore che mi disse il suo nome.

   Risi alla cascata bionda che si scarmigliò attraverso gli abeti: dalla cima argentea riconobbi la dea.

  Allora sollevai uno a uno i suoi veli.  Nel viale, agitando le braccia.  Nella pianura,  dove  l'ho denunciata  al gallo. Nella grande città lei fuggiva fra i campanili e le cupole, e correndo come un mendicante sulle banchine di marmo, io l'inseguivo.

   In  cima alla  strada, vicino a un bosco di lauro,  l'ho avvolta nei suoi veli raccolti,  e ho sentito un poco il  suo immenso corpo. L'alba e il fanciullo caddero in fondo al bosco.

   Al risveglio era mezzogiorno.

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