Cosa ci fa una signora di 83 anni in un
coloratissimo studio di Tokyo con una parrucca arancione ed un abito rosso a
pois neri? Cosa ci fa da lei Marc Jacobs direttamente da Louis Vuitton?
Lei si muove da una stanza all'altra su
una sedia a rotelle ed è seguita come un'ombra dal manager Isao Takakura, che le
fa anche da confidente, amico e fratello. Questa arzilla signora dipinge ad ogni
ora del giorno e della notte, sia nel suo studio in città sia nella clinica
psichiatrica nella quale si è ricoverata volontariamente nel 1977.
Lei è un’icona contemporanea e la regina dell’arte moderna. Lei è la donna dei pois, dei cerchi, delle zucche, dei colori fluo e delle forme strane ed è stata alle feste di Andy Wahrol alla Factory (si, si è anche drogata..).
Lei si chiama Yayoi Kusama, lei è spesso
sotto psicofarmaci in un suo mondo parallelo e questa è la sua storia.
«Devo parte della mia creatività alle medicine
che prendo»
Yayoi Kusama è nata in Giappone nella
città di Matsumoto il 22/03/1929. Nel 1942, un anno dopo l’attacco giapponese a
Pearl Harbor, iniziò a studiare la pittura Nihonga, uno stile di grande rigore
formale sviluppatosi durante l’era Meiji (1868-1912) per contrastare
l’influenza indiscriminata dell’arte occidentale, infondendo nuova vita alle
tradizioni della pittura giapponese e mescolandole con elementi di derivazione
occidentale. Nel 1944 la classe di studenti di cui faceva parte fu reclutata
per lavorare nelle fabbriche tessili militari. A causa delle dure condizioni
lavorative Kusama si ammalò e fece ritorno a casa. Durante la lunga
convalescenza sviluppò le sue capacità artistiche, raffinò le sue tecniche di
illustrazione e coltivò la sua sensibilità estetica e politica.
Nel 1958 si trasferisce a New York attirata dal potenziale
sperimentale della scena artistica dell’epoca. Qui, grazie a Warhol, ma soprattutto
all’LSD, venivano organizzati i party più geniali di tutti i tempi.
Nel 1959, quando era ancora una giovane artista che stentava ad affermarsi a New York, Kusama creò i primi, stupefacenti dipinti della serie Infinity Net: grandi tele lunghe anche dieci metri, interamente ricoperte di ritmiche ondulazioni di piccole pennellate circolari e spesse.
Nel 1959, quando era ancora una giovane artista che stentava ad affermarsi a New York, Kusama creò i primi, stupefacenti dipinti della serie Infinity Net: grandi tele lunghe anche dieci metri, interamente ricoperte di ritmiche ondulazioni di piccole pennellate circolari e spesse.
Il paradosso filosofico di questi
lavori – e cioè che “l’infinito” possa essere inserito all’interno della
cornice di una tela – insieme alle implicazioni soggettive ed ossessive della
loro creazione, li distinsero dall’astrattismo minimalista che avrebbe dominato
la scena artistica locale parecchi anni dopo. La sua prima esibizione
importante a New York fu presso la galleria Stephen Radich nel 1961 e fu
accolta con grande entusiasmo dalla critica.
In questi anni Yayoi venne colpita da una grave ricaduta nervosa che le impedì di dedicarsi a lavori così minuziosamente dettagliati.
Pertanto, proseguì il suo percorso artistico sviluppando altri filoni tra cui le soft sculptures falliche Accumulation (1961-1962), Sex Obsession (1962-1964) e Compulsion Furniture (1964). Le sue opere falliche sono bellissime, realizzate quando negli anni ’60 recuperava per strada materiali con l'amico Donald Judd e poi li lavorava, spesso ricoprendoli di falli di stoffa: identità snaturate, contraffatte, abitate, come le persone corrose dai propri pensieri.
In questi anni Yayoi venne colpita da una grave ricaduta nervosa che le impedì di dedicarsi a lavori così minuziosamente dettagliati.
Pertanto, proseguì il suo percorso artistico sviluppando altri filoni tra cui le soft sculptures falliche Accumulation (1961-1962), Sex Obsession (1962-1964) e Compulsion Furniture (1964). Le sue opere falliche sono bellissime, realizzate quando negli anni ’60 recuperava per strada materiali con l'amico Donald Judd e poi li lavorava, spesso ricoprendoli di falli di stoffa: identità snaturate, contraffatte, abitate, come le persone corrose dai propri pensieri.
Accumulation - 1963 |
sex obsession |
sex obsession |
Successivamente queste opere vennero inserite in ambienti sensoriali a grandezza naturale e nelle le prime ingegnose infinity rooms come Floor Show (1965), che realizzò utilizzando specchi.
Alla Biennale di Venezia del 1966 si
presentò con l’intento di attirare l’attenzione sulla difficoltà della
produzione di valore artistico all’interno del complesso sistema che coinvolge
governi, curatori, collezionisti, commercianti e critici. L’installazione
presentata con l’assistenza di Lucio Fontana, Narcissus Garden, consisteva in
1500 sfere riflettenti sparse direttamente su un tappeto d’erba sintetica
posizionato di fronte al Padiglione Italiano nei Giardini presso il Palazzo
delle Esposizioni (curiosità: per sottolineare gli aspetti commerciali, ogni
sfera venne venduta a 1.200 lire).
to be continued....
Uno stile troppo borderline per i miei gusti.
RispondiEliminaBuona giornata!
Sì, in effetti è un po' estrema, ma trovo bello spingersi a volte al di là del proprio senso artistico, si scoprono cose interessanti :-) baci
Eliminaestremamente alienata,sa ricreare pensieri e lati inimmaginabili della sua psiche. Vedo corpo e anima nelle sue opere, mi ispirano fortemente. io l'adoro <3
RispondiEliminaL arte x me è l espressione del "sentire" quest' artista, conosciuta a Londra, è un "artista d avanguardia" che nn si può in alcun modo decontestualizzare dall' epoca in cui ha iniziato e nonostante la sua "stravagante applicazione" la trovo molto fresca.nn si può piacere a tutti!
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